MINIERA MONTEVECCHIO - MUSEI DELLE MINIERE - ARBUS

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MINIERA DI MONTEVECCHIO

Giovanni Antonio Sanna fondò a Genova, il 26 giugno 1847, la Società per la Coltivazione della Miniera di Piombo Argentifero detta di Montevecchio, con un capitale sociale di 600.000 lire, suddiviso in 1200 azioni di 500 lire. Il 24 aprile 1848, Carlo Alberto, firma, direttamente sul campo di battaglia durante l’accerchiamento di Peschiera, il decreto di concessione a Giovanni Antonio Sanna della miniera di Montevecchio, che si estendeva sopra i ricchissimi filoni per ben sei chilometri, su tre aree contigue di 400 ettari ognuna. Prese così l’avvio una delle più grandi imprese industriali del Risorgimento italiano. Il filone minerario di Montevecchio, Ingurtosu e Gennamari è lungo circa 12 km, è il più bel filone che esiste in Europa con uno dei giacimenti di galena più notevoli. Questo filone è ricco di quarzo nella cui massa alle volte sono racchiuse delle vene metallifere ricche di minerali. La concentrazione più ricca di minerale è formata da Galena (solfuro di piombo PbS) che in alcuni punti può raggiungere anche i 3 o 4 metri di spessore. Alcuni dei filoni di questo campo filoniano, in particolare quelli ricchi in piombo, sono conosciuti e coltivati sin dal periodo punico e romano anche se non sembra che queste antiche coltivazioni abbiano raggiunto nel loro insieme lo stesso sviluppo delle miniere dell'Iglesiente. Recenti indagini archeometriche su scorie di fusione e piombi di età punico-romana (IV sec. a.C. - II sec. d.C.) confermano per tale periodo un'attività metallurgica volta all'estrazione dell'argento dalle galene. La ganga (roccia sterile che accompagna il minerale utile) è formata da Blenda (solfuro di zinco ZnS), diversi tipi di pirite, carbonati di ferro, quarzo, argilla. Il filone minerario con tutti i giacimenti piombo-zinciferi del Arburese si è formato per effetto del magma granitico dovuto all’attività vulcanica del Monte Arcuentu. I minerali utili coltivati sono la galena e la blenda mentre la pirite è presente in quantità non coltivabili, e la calcopirite in quantità molto inferiori alla pirite ma rilevabili macroscopicamente.
La consistenza di questi giacimenti, valutata complessivamente da alcuni Autori in 50-60 milioni di tonnellate di minerale (galena + blenda) con un tenore medio dell'ordine del 10-11 % di piombo + zinco (5-6 milioni di tonnellate di metallo Pb + Zn), li pone tra i più grandi d'Europa. La galena delle coltivazioni più recenti (anni Sessanta-Settanta) contiene tenori in argento dell'ordine dei 650 gr/t e di antimonio dell'ordine dei 4200 gr/t; questi elementi insieme a modeste quantità d'oro venivano recuperati nei processi metallurgici concorrendo con la loro presenza ad aumentare il valore economico del minerale. (Tratto da PROGETTO MONTEVECCHIO-INGURTOSU)

Foto: Pannello in bronzo con l'illustrazione del lavoro in miniera (Museo dei Minerali - Ex Ufficio Geologico)

 
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